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lunedì 22 maggio 2023

INDICE DEI POST PER ARGOMENTO (E PER DATA DI PUBBLICAZIONE)

STORIE VARIE A VENAS E IN CADORE



GLI ORSI DA ABBATTERE NEL 1816 A VENAS DI CADORE














BEPPINO ZANETTI DI BORCA









https://gcarlosoravia.blogspot.com/2022/03/beppino-zanetti-di-borca.html

 



JOHN TWOROGER, UN SECOLO TRA OCCHIALI E POESIA



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2019/08/john-tworoger-un-secolo-tra-occhiali-e.html



BORIS KLIOT, SOPRAVVISSUTO A QUATTRO CAMPI DI CONCENTRAMENTO, IMPRENDITORE DEGLI OCCHIALI IN AMERICA CON FORNITORI CADORINI



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/03/boris-kliot-sopravvissuto-quattro-campi.html




LA PRIMA FABBRICA CADORINA DI OCCHIALI




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2015/02/la-prima-fabbrica-cadorina-di-occhiali.html



RAIMONDO GIAVI DI VENAS PIONIERE DEL CURLING





 

 

 

https://gcarlosoravia.blogspot.com/2022/02/raimondo-giavi-di-venas-pioniere-del.html 

 

 

"IL COLORE DELLA POLENTA", RACCONTO DI FORTUNATO SORAVIA "D'INCOL" ASSIEME A UNA SELEZIONE DI SUE POESIE


 

 

 

 




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2021/05/il-colore-della-polenta-e-altri-scritti.html
 

 

GIOVANNI BATTISTA SORAVIA “D'AMBROSIN” CAPOSTIPITE DELLA DINASTIA IMPRENDITORIALE DEI SORAVIA DI VILLACH (AUSTRIA)
 

 






https://gcarlosoravia.blogspot.com/2021/04/giovanni-battista-soravia-dambrosin.html

GIACOMO “BOTEGHIER-MARIANE” DALL'ASTA, COMMERCIANTE A MONACO DI BAVIERA AGLI INIZI DEL '900 IN PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI E PREDECESSORE DELLA SECOLARE DITTA SORAVIA IN GERMANIA 

 

 
 ALDO DALL'ASTA “MARZER”, ERBORISTA ED ESOTERISTA CADORINO
 













https://gcarlosoravia.blogspot.com/2020/05/aldo-dallasta-marzer-erborista-ed.html 


RICORDO DI GINO DALL'ASTA "MANERA" DI VENAS, COLLABORATORE DEL PREMIO NOBEL GIULIO NATTA

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrw93sOzsWrYDx0yAZEfWziqymx0Pcmo4V3IcOVUq26SqUUblmtrDzMrnq_i3yJEF4vFf27OxdLi4vDLnU2DlvHaL5L5KZONbRI9hxswbz7B-1oRftO1ilCvzPea3Mtgp4T_2XbLixImk/s1600/GINO+DALL%2527ASTA+-+NATTA.png

https://gcarlosoravia.blogspot.com/2018/05/ricordo-di-gino-dall-di-venas.html



DAI CONI PER GELATO AI TREPPIEDI PER MACCHINE FOTOGRAFICHE -
LA STORIA DEI MARCHIONI DI PEAIO 


https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/02/dai-coni-per-gelato-ai-treppiedi-per.html



RICORDO DI ADAMO MARCHIONI DI VINIGO CHE IN UNA SOLITARIA OFFICINA SFORNITA DI MATERIALE E DI MEZZI ADEGUATI COSTRUÌ UN GRANDIOSO OROLOGIO DA TORRE




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/02/ricordo-di-adamo-marchioni-di-vinigo.html



GIUSEPPE SORAVIA "CAPOTO", UNO SCRITTORE RITROVATO


 https://gcarlosoravia.blogspot.com/2018/08/giuseppe-soravia-uno-scrittore-ritrovato.html



JOE SORAVIA, CADORINO APPASSIONATO DI MARE: LA SUA CASA È IL MONDO




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/03/joe-soravia-cadorino-appassionato-di.html



IGNAZIO GEI, PIONIERE DELLA VITICOLTURA E DELL'ENOLOGIA A MENDOZA (ARGENTINA)




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2015/02/ignazio-gei-pioniere-della-viticoltura.html



ERNESTO DALL'ASTA - L'UOMO CHE REINVENTO' L'AEREO [o una battaglia contro i burocrati]




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2013/02/ernesto-dall-l-che-reinvento-l-o-una.html


ALTRE STORIE


UBALDO OPPI, IL PITTORE CHE AMAVA VENAS




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2020/02/ubaldo-oppi-il-pittore-che-amava-venas.html




ANTICA GELATERIA CADORINA ACQUISITA DAL FREILICHTMUSEUM DI KOMMERN (NORDRHEIN-WESTFALEN)



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2019/07/antica-gelateria-cadorina-acquisita-dal.html




DUE FAMOSI PITTORI ITALIANI DEL PRIMO NOVECENTO OPERARONO A VENAS LUNGO IL  “JOU DE PATIN”!

 
https://gcarlosoravia.blogspot.com/2019/04/due-famosi-pittori-italiani-del-primo.html




ANTICHE LEGGENDE DI VENAS DI CADORE



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/11/antiche-leggende-di-venas-di-cadore.html



RICORDO DEI PATRIOTI RISORGIMENTALI DELLA FAMIGLIA COLLE DI VENAS



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/02/ricordo-dei-patrioti-risorgimentali.html


L'EMIGRAZIONE DEI GELATIERI DA VENAS IN UN ARTICOLO DI LUIGI TOSCANI DEL MORO (1913-2002) - PERIODO PRESO IN CONSIDERAZIONE: 1848 - 1939


https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/02/l-dei-gelatieri-da-venas-in-un-articolo.html



SEGNI DI CASA DELLE FAMIGLIE DI VENAS



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/02/segni-di-casa-delle-famiglie-di-venas.html



L' “IMPRESA BOSCHI” PER FAR FRONTE ALLA NUOVA CHIESA DI VENAS - ALBERTO TOSCANI



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2010/02/l-impresa-boschi-per-far-fronte-alla.html



CENNI STORICI SULLA BORGATA DI SUPPIANE (VENAS-VALLE DI CADORE)



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2009/08/cenni-storici-sulla-borgata-di-suppiane.html


LAUDO DELLA REGOLA DI VENAS DEL 1522 (ESTRATTO)




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2009/07/laudo-della-regola-di-venas-del-1522.html




VARIE


ARTICOLO SU LEONARDO DEL VECCHIO PUBBLICATO DA "IL CADORE" - AGOSTO 2022
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
DUE RARI CIMELI STORICI TROVATI IN CASA BELFI "TESTA" DI VODO DI CADORE



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2018/06/due-rari-cimeli-storici-trovati-in-casa.html



L'ARCIDIACONO DEL CADORE DETIENE IL TITOLO ONORIFICO DI "PROTONOTARIO APOSTOLICO SOPRANNUMERARIO"


https://gcarlosoravia.blogspot.com/2018/01/l-del-cadore-detiene-il-titolo.html



"SU E ZO PER VENAS. . . ."   Strofette Comico - Satirico - Umoristiche di Arnaldo Sartori (~1930)






https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/10/su-e-zo-per-venas-strofette-comico.html



SOPRANNOMI DEL COMUNE DI VALLE DI CADORE 


https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/02/soprannomi-del-comune-di-valle-di-cadore.html



IL CADORE NELL'ALBERO GENEALOGICO DI ROBERTO PICCIOLI IN UN ARTICOLO DI WALTER MUSIZZA




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/09/il-cadore-nell-genealogico-di-roberto.html



IL LIBRO DI GIUSEPPE CADORIN SU TIZIANO VECELLIO, LE SUE CASE E I SUOI FIGLI 



https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/01/il-libro-di-giuseppe-cadorin-su-tiziano.html



L'ANTICA BERUA CORRISPONDEVA A VALLE DI CADORE ?




https://gcarlosoravia.blogspot.com/2015/09/l-berua-corrispondeva-valle-di-cadore.html




ARTICOLO SU LEONARDO DEL VECCHIO PUBBLICATO DA "IL CADORE" - AGOSTO 2022

 

 



Nell'articolo vengono messi in luce i rapporti societari intercorsi negli anni '60, finora poco conosciuti, tra Leonardo Del Vecchio e i titolari cadorini della Metalflex di Venas.

L'articolo è della direttrice del "Cadore" Giuditta Bolzonello che ha intervistato Gian Carlo Soravia, ultimo testimone diretto vivente di quegli eventi.



Leonardo Del Vecchio, 

imprenditore visionario

La notizia della morte di Leonardo Del Vecchio 

è arrivata a fine giugno come un fulmine a ciel sereno: 

aveva 87 anni ed una fama planetaria 

un po’ per merito del Cadore. 

 

Imprenditore visionario, il patron di Luxottica era il secondo uomo più ricco d'Italia con un patrimonio stimato in 25,8 miliardi di euro. Nasce orfano nel 1935, a 7 anni fu affidato all’orfanotrofio Martinitt di Milano. Raccontava: "Sono cresciuto senza padre e in istituto. Crescere senza famiglia è qualcosa che non si può spiegare, se non lo si è vissuto, ti segna". A 14 anni va a lavorare come garzone in una fabbrica di medaglie, frequenta i corsi serali all'Accademia di Brera per studiare design e incisione. A 22 anni si trasferisce in un piccolo paese del Trentino come operaio in una fabbrica di incisioni metalliche. Ma non è nel 1958 che arriva ad Agordo, come generalmente riportato dai media, per produrre stampi per gli occhiali da fornire alla Metalflex di Venas di Cadore. In Agordino ci arriva nell'aprile 1961, dove nello studio, a Belluno, del notaio di Agordo Adolfo Soccal sottoscrive la sua partecipazione per 1/3 del capitale, apportando i macchinari del suo laboratorio di Milano, che cessò di esistere, e come socio accomandatario, nella neonata Luxottica s.a.s. I 2/3 del capitale e soci accomandanti sono i titolari della Metalflex di Venas di Valle di Cadore, e precisamente Francesco Da Cortà, proprietario per 1/3 e Vittorio Toscani dell'altro terzo. Egli rappresentava anche, con patto parasociale, il fratello Elio. A quel tempo la fabbrica di Agordo non era ancora costruita, lo fu solo nel mese di ottobre. Quel periodo da aprile ad ottobre 1961 Del Vecchio lo trascorse a Venas, presso la sede della Metalflex. Quindi Leonardo Del Vecchio è stato il grandissimo imprenditore che ha avuto un trampolino di lancio in Cadore. 

Tutte le biografie ricordano il legame con la Metalflex di Venas che non c'è più da tempo, in quel fabbricato è stato realizzato un condominio. Per saperne di più ci siamo rivolti a Giancarlo, Carlo per gli amici, Soravia che in quell'importante azienda ha lavorato dal 1963 e che ha conosciuto bene Del Vecchio, come funzionario di collegamento tra le due aziende, dal 1966 al 1969. La Metalflex fu fondata nel 1948 con il nome di Siclov (Società Industria Cadorina Lavorazione Occhiali Venas) da Francesco Da Cortà con Elio Toscani assieme al fratello Vittorio. La Metalflex, che per le proprie capacità produttive si sentiva stretta nella sede di Venas vide bene lo stabilimento di Agordo. Soravia ricorda che al suo arrivo alla Metalflex i titolari e il capo dei rappresentanti di commercio della stessa, Mario Da Rin di Laggio/Vigo di Cadore, lo misero al corrente dei preliminari delle trattative tra la Metalflex e Del Vecchio a Milano. Mario Da Rin fu colui che fece da tramite tra le due parti. 

 “Secondo quanto gli raccontarono, lo stesso Del Vecchio 

fu trattato con molta generosità dai cadorini, 

sia perché aiutato nel difficile momento che stava attraversando 

il suo laboratorio di Milano, 

sia accettando tutte le sue richieste statutarie.” 

Verso il 1968 Del Vecchio chiese ai soci di commercializzare attraverso i loro canali anche una linea “Luxottica”, ma questi rifiutarono: cominciarono a sorgere degli attriti. Un giorno Del Vecchio offrì ai soci una determinata cifra per rilevare le loro quote. La compravendita finale avvenne nel 1969. Luxottica venne quindi ceduta totalmente a Del Vecchio, tre anni dopo l'improvvisa morte di Vittorio Toscani. La Luxottica in poco tempo passò anche alla produzione di montature in metallo complete e poi di montature in acetato da lastra. La Metalflex perse così i suoi migliori clienti, che si rivolsero direttamente alla fabbrica di Agordo, guidata da un “patron” giovane, affidabile, esperto tecnico, dinamico, che ispirava totale fiducia. Per Soravia, “i sindaci cadorini non vedevano di buon occhio la realizzazione di altre fabbriche”. A questo punto bisogna rendere il dovuto merito al sindaco di Agordo dell'epoca, il cavalier Carlo Bortolini (Follina, 1903 - Agordo, 1985). Egli, preoccupato per la chiusura delle miniere locali con conseguente perdita di posti di lavoro e desideroso di dare uno sbocco industriale al comune, acquisì da vari privati dei terreni in località Valcozzena, li dotò di infrastrutture e tramite il BIM li offrì ai cadorini. Come si legge nel libro del 2019 di Agostino Amantia “L’INDUSTRIALIZZAZIONE DEL COMPRENSORIO DEL VAJONT”, a sottoscrivere l’accordo con gli esponenti della Vallata Agordina del BIM per l'insediamento della prima occhialeria dell'agordino fu proprio Francesco Da Cortà, che lo fece il 27 marzo 1961, esattamente un mese prima della costituzione della società Luxottica (27 aprile 1961).

Soravia non intende dilungarsi ulteriormente sull'argomento, fa presente che in data 17/5/2022 è uscito il libro di Tommaso Ebhardt “LEONARDO DEL VECCHIO” della Sperling & Kupfer. Si tratta di un grande lavoro di ricerca da parte di Tommaso Ebhardt durato tre anni, dove per la prima volta viene trattato approfonditamente il sodalizio, dal 1961 al 1969, tra Metalflex e Luxottica. Il nome Metalflex come quello dei suoi titolari (assieme a quello dello stesso Soravia) appare nel libro decine di volte. È un grande passo avanti per avere così dato finalmente uno spazio adeguato a questa iniziale Luxottica del 1961 composta per 2/3 da cadorini, cosa sempre finora tenuta in ombra.




P.S. (18/6/2023)

Con l'occasione segnalo l'intervista di Walter Musizza allo scrivente apparsa su "IL CORRIERE DELLE ALPI" in data 4/2/2017  dal titolo:

Luxottica, per Del Vecchio un trampolino chiamato Cadore

https://corrierealpi.gelocal.it/tempo-libero/2017/02/04/news/luxottica-per-del-vecchio-un-trampolino-chiamato-Cadore-1.14823651?ref=fbfca

Nel caso che il suddetto link non funzionasse (file da scaricare e poi aprire con un browser qualunque):

https://drive.google.com/file/d/11qyIz8qaTTnYR3wNbF2ezk5CuhRb4Q06/view?usp=sharing








Allego anche lo statuto originale della Luxottica s.a..s. del 1961

https://drive.google.com/file/d/1q2VEUVYtJOl72cciM4dHQTI2SvPC2KB2/view?usp=sharing




lunedì 10 aprile 2023

GLI ORSI DA ABBATTERE NEL 1816 A VENAS DI CADORE

 MONTE RITE VENAS - CROCE
(foto Facebook Mariagrazia Soravia settembre 2019)


Degli ultimi orsi a Venas è testimone una lettera inviata dal "Comune di Venas" il 30 giugno 1816 al "Cancelliere del Censo" di Pieve così formulata:


"In piena cognizion questa Deputazione [comunica] che nel suo Circondario vi sono degli Orsi, che infestano il Gregge, e le Mandre, a modo tale che veduti nel numero di quattro, e cinque, hanno uccisi e distrutti più Vaccini e Pecorini; per tuttelare la sicurezza degli Animali di questi Comunisti (=si intende ex Regolieri, essendo state le Regole Cadorine da poco abolite e sostituite dall'istituto del Comune [n.d.r.]) non può fare a meno di far presente la cosa a codesto Uff°, pregandola Sig.r Cancelliere a voler ottenere il permesso di rilasciare il porto d'armi alli sottosegnati individui fino all'estinzione di dette Bestie perniciose, avvertendo che per meglio facilitare il buon effetto della Caccia, è necessario, che sia permesso alli Cacciatori di poter caricare l'Archibugio non sol di balla, ma altresì di ballottoni, come scarica più sicura; assicurando che essi individui sono incapaci di far mal'uso dell'Arme, che saranno autorizzati a portare, come persone di ottima condotta morale e politica, e pregandola a solecitare l'effettuazione della cosa passo a descrivere i scelti a tal scopo:
Sig.ri Colle Francesco e Fulgenzio del Sig. Giuseppe
" Colle Luigi del fu Giuseppe
" Toscani D.n Mattia del fu Florian
" Toscani Giuseppe e Giovacchino del fu Gio: Antonio
Firmato: Colle (nome illeggibile) Depotato, anco per il collega Colle Giacomo


[Seguono i connotati personali dei cacciatori per i quali si chiede l'autorizzazione - Il Comune di Venas ebbe vita effimera agli inizi dell' 800, per poi scomparire e diventare frazione di Valle]

Articolo tratto da:
https://archivioladin-venas.blogspot.com/2007/09/glossario-italiano-ladino-venas-n-o.html

Alla voce ORSO, come da notizia datami da Alberto Toscani (1940-2022)

 

Venas di Cadore/Cirò Marina, 10/4/2023


Giancarlo Soravia


martedì 29 marzo 2022

BEPPINO ZANETTI DI BORCA

È mancato il 7 marzo scorso a Trento dove si era trasferito presso la sorella, Giuseppe (Beppino) Zanetti "Maco" di Borca.

Era nato a Borca il 3 novembre 1939, maggiore di tre figli. Il padre Bruno fu direttore amministrativo presso l’occhialeria FIOC di Cibiana e la madre Lucia De Sandre (di San Vito) gestì per molti anni una pensione con cucina nella loro casa, non lontano dalla stazione della Ferrovia delle Dolomiti di Borca.

Frequentò le Scuole Medie presso l’Istituto Cavanis di Borca, poi, conseguita la maturità, si laureò in Scienze Sociali a Firenze.

Lavorò inizialmente in Canada presso un importatore di occhiali e ritornato in Italia contattò l’occhialeria Metalflex di Venas per la quale si occupò della distribuzione di New York assieme all’amico Augusto Zandanel di Cibiana. Ma mentre Zandanel si insediò stabilmente negli Stati Uniti, Zanetti, alla morte del contitolare della Metalflex Francesco Da Cortà (1981) ritornò in Italia, continuando a collaborare con la Metalflex come venditore estero.

Aveva uno spirito acuto ed era un uomo onesto e buono.

Raccontava spesso degli aneddoti sui suoi viaggi, come di quando si trovò in Svizzera in difficoltà per i prezzi esorbitanti degli alberghi. Non sapendo cosa fare, chiese aiuto alla polizia, la quale lo indirizzò in un convento di frati, dove trovò alloggio!

In Cadore era molto conosciuto, quando viaggiava per la valle con la sua vecchia Volvo.

È stato sepolto nel cimitero di Borca, assieme ai suoi cari.

Sono lieto di essere stato suo amico.

BEPPINO ZANETTI (a destra) con G.CARLO SORAVIA AD UNA MIDO

 



Venas di Cadore, 29 marzo 2022


Gian Carlo Soravia

 


 



martedì 8 febbraio 2022

RAIMONDO GIAVI DI VENAS, PIONIERE DEL “CURLING” A CORTINA



Su Internet, cercando Raimondo Giavi, pioniere del curling a Cortina, ho trovato il seguente articolo di Lalla Facco:


https://issuu.com/lallafacco/docs/curling


Ne pubblico l'introduzione, assieme a due [sempre loro] foto, (una con Brigitte Bardot ed una con Raimondo Giavi), ed una [mia] nota sullo stesso Raimondo Giavi:


..............

AIle olimpiadi Torino2006 si è presentato come la Cenerentola degli sport invernali. Eppure la bella e mitica Brigitte Bardot davanti il Majestic Miramonti lanciava negli anni '60 la “stone", roccia di granito scozzese tonda e del peso approssimativo di venti chili. Risalgono al 1949 le partite giocate sul ghiaccio del “rink" dell'hotel Cristallo che, grazie a Leo Menardi, nel '53 divenne sede del Curling Club Cristallo. Abili “sweepers” prolungavano la corsa delle “stones" verso il punto indicato dal capo squadra sul campo di gioco che guardava le Tofane mentre gli ospiti osservavano i giocatori [“curlers”] sorseggiando un darjeeling tea sulla terrazza dell'hotel. Era l'età della Dolce Vita quando il Curling faceva parte di quel mondo affascinante e veramente da intenditori che a Cortina trova nel 1969 con l'Italian Curling Association la sede ufficiale riconosciuta dal Word Curling Federation. Oggi il gioco non è mutato nelle sue regole fondamentali le cui tre “C" essenziali: concentrazione, confidenza, confort determinano un buon lancio.
[Fonte: articolo "Curling" del 2010 di Lalla Facco su link sopra citato]

…........


 
 
 
NOTA: Raimondo (detto Nino) Giavi, di famiglia di Venas di Cadore, ma nato in provincia di Avellino nel 1907 [vedi link Genealogia Roberto Piccioli ANTONIO-RAIMONDO-GIAVI] fu un uomo d'affari trasferitosi a Cortina dove era conosciuto come grande proprietario immobiliare, e grande appassionato di curling. Fu socio con Guglielmo Tabacchi nella SAFILO e nella catena di gelaterie “VENETIA-GIAVI” (Venezia Eis) a Monaco di Baviera e in altre città della Germania. Nel 1956 Giavi e Tabacchi si separarono, al primo rimasero le gelaterie, al secondo la Safilo. 
 
Aggiungo anche un articolo su Raimondo Giavi a firma M.F.B. apparso a pag. 15 della rivista "Bellunesi nel Mondo" - N. 4 - Aprile 1968:
https://www.centrostudialetheia.it/wp-content/uploads/edd/2019/02/Anno_III_n_4_aprile_1968.pdf
 
(Aprire l'immagine in una nuova scheda per leggere)
 

Venas di Cadore, 8 febbraio 2022

 

Gian Carlo Soravia


mercoledì 19 maggio 2021

"IL COLORE DELLA POLENTA", RACCONTO DI FORTUNATO SORAVIA "D'INCOL" ASSIEME A UNA SELEZIONE DI SUE POESIE

      Come feci per Aldo Dall'Asta "Marzer", erborista ed esoterista cadorino, su cui scrissi un Post su questo Blog esattamente un anno fa, oggi desidero ricordare il mio parente e compaesano Fortunato Soravia “d'Incol”. Egli era figlio di Maria Soravia “Capoto”, la prima sorella di mio padre Adalberto, e di Angelo Soravia “d'Incol”. La grande differenza di età tra me e Fortunato (22 anni) impedì quella vicinanza tra cugini che solitamente esiste, ma lo frequentai sempre, specialmente quando, tra il 1958 ed il 1963 lavoravo al Consorzio Forestale di Borca, dove Fortunato aveva il negozio di abbigliamento e giornali. Conobbi anche bene sua moglie Irene Coletti, che lo affiancava nel lavoro, e che morì nel 1968 a soli 44 anni.

      Nel 1993 Fortunato mi regalò una copia del libro IN VERSI E IN PROSA, selezione di “Prosa, Poesia, Pittura” del Concorso “50&PIÙ” svoltosi a Levico Terme lo stesso anno, di cui riporto la copertina e la presentazione. In questa selezione sono presenti racconti e poesie di circa 200 autori segnalati dalla giuria del concorso tra i 500 concorrenti.

      Di Fortunato Soravia ci sono il racconto IL COLORE DELLA POLENTA e la poesia ZATTIERE che qui pubblico.

      Nel libro c'è anche una breve biografia di Fortunato, che riporto:

Fortunato Soravia. È nato a Venas di Valle di Cadore nel 1916. Risiede a Borca di Cadore (BL). Ex commerciante. Autodidatta. Ha frequentato le scuole elementari in Italia. Ha terminato gli studi in Germania. Pensionato, coltiva la passione per la letteratura. Collabora a giornali e a periodici, pubblicando poesie e racconti.”

Fortunato morì a Borca nel 2001.


Posseggo anche il libro di 59 poesie che Fortunato fece stampare nel 1974 con il titolo POESIA IN CADORE. Nella seconda parte di questo Post riporto una selezione delle stesse, con la presentazione dell'avvocato Mario Vittore De Luca.


Venas di Cadore, 19 maggio 2021


G. Carlo Soravia



Presentazione


Un libro scritto da oltre duecento autori.

Il libro di coloro che, senza un'esperienza professionale specifica, sentono l'esigenza di esprimere ciò che urge dentro con un racconto, una strofa, un tratto di colore su una tela.

È il libro di persone con i capelli bianchi che, usciti dall'impegno dei lavori più diversi, ritengono che la ricerca di un. equilibrio interno possa avvenire attraverso una più attenta introspezione, una più esplicita volontà di dire, una più accurata definizione anche formale delle cose da dire. Perché rimangano. Ciò vale tanto più quando comincia a farsi sentire il morso della solitudine e si avverte l esigenza di un ruolo diverso.

Quando lanciammo l'iniziativa del Premio 50&PIU'-Città di Levico per la prosa, la poesia e la pittura, non pensavamo forse che il concorso avrebbe avuto il successo registrato in questo decennio appena trascorso. Successo di pubblico per la crescente adesione di sempre nuovi concorrenti; successo di formali riconoscimenti per la sponsorizzazione fedele ed efficace della città di Levico, della Provincia di Trento, della CEE che presenta il Premio 50&PIU' tra le manifestazioni indette per l'anno europeo degli anziani.

Ed oltre i riconoscimenti ufficiali, occorre sottolineare l'adesione di artisti sommi, di critici, di personaggi della cultura che, in qualità di giudici, si sono avvicinati a questa iniziativa con la curiosità e l'apertura che si deve ad una reale esperienza umana.

Siamo testimoni convinti della validità dell'iniziativa per gli stessi concorrenti che ritrovano in questa ricerca, in questa "fatica" di continuo miglioramento di espressione, in questa azione "inutile" e proprio per questo cosi significativamente spirituale, una dimensione che restituisce loro, piena dignità.

Paolo Bartoli



Racconto e poesia di Fortunato Soravia pubblicati nel libro suddetto:


Il colore della polenta


Una piccola sorgente, sbucata dalle pietre della sommità del bosco, lasciava scorrere un rivolo d'acqua nel bel mezzo del prato attraverso uno stretto solco fino a sfociare nel sottostante torrente Boite.

Con l'aiuto di una scorza di abete avevamo deviato il flusso verso una buca, la quale oltre a fornirci acqua fresca e pulita, serviva com base per la nostra flotta mercantile. Si trattava di pezzi di legno colorati ad arte che mettevamo in gara tra loro, e noi, muniti di lunghi bastoncini, li guidavamo in corsa lungo il solco verso il traguardo correndo a liberare sollecitamente i "natanti" che si incagliavano tra i fili d'erba.

Un giorno, mentre eravamo intenti a questa appassionata competizione, udimmo il rombo di un motore passare alto sopra di noi; era un aeroplano sperimentale che sorvolava insolitamente le Dolomiti e che, a quel tempo, destava ancora meraviglia. Alzammo la testa anche noi ma, girato l'occhio sempre vigile, scorgemmo la nonna, intenta a preparare il fuoco per la polenta all'aperto, farsi furtivamente il segno della croce. Perché il segno della croce? Secondo noi non c'era motivo di ricorrere ad uno scongiuro, c tanto meno a propiziarsi un voto non essendo un aereo oggetto scaramantico o magico. Ma la nonna, ricordandoci che aveva un figlio caduto in guerra, ci spiegò la sua avversione a quei marchingegni provocatori di morte concludendo: «Cosi mi sono rivolta alla Madonna per chiedere protezione, non per mc, ma per voialtri che avete appena cominciato a vivere».

«Allora tu credi alla Madonna!», scappò detto a mia sorella quasi impertinente. Lei ci guardò un attimo con l'espressione di chi una volta guardava gli eretici avviati al rogo, ma subito, resasi conto di quanta ingenuità eravamo ancora imbevuti, sorrise e con molta diplomazia assecondò la domanda rispondendo: «Anch'io non ci credevo alla vostra età» ed indicandoci un dirupo che avevamo di fronte, di là del torrente. continuò: «Ma da quando vostro nonno rovinò per quelle rocce rimanendo illeso io, la Madonna, non ho mai smesso di ringraziarla».

Noi conoscevamo l'avventura del nonno perché sul luogo dell'accaduto era stato eretto un capitello dove spesso ci si fermava a recitare l'Ave Maria; ma quel giorno capimmo anche che la nonna ci stava insegnando qualcosa di più di ciò che si stava imparando nelle scuole di allora, come il nazionalismo e il posto al sole nell'esaltazione dei nostri governanti.

Ma per fare una sintesi valida del suo discorso dovemmo attendere fino alla maturazione del nostro cervello. La nonna era antiprogressista, odiava ogni forma di violenza, considerava la natura come il più prezioso dei beni e non ammetteva che l'arbitrio dell'uomo prevaricasse i misteri divini.

Rimasta al romanticismo di Manzoni e di Fogazzaro, ligia all'antica saggezza che aveva ispirato scrittori e filosofi come Spinoza, sul rapporto di armonia tra uomo e universo, manteneva il rispetto per la creazione del mondo che si rigenera da sé e sempre con lo stesso sistema.

Una volta ci vide prendere a calci alcuni funghi velenosi e ci sgridò dicendo che stavamo spargendo l'humus cattivo anche dove nascono i funghi buoni e che tale rispetto era dovuto anche agli animali.

«Prendete una lente d'ingrandimento ed avvicinatela a dei fili d'erba di un prato e scoprirete un mondo minore, magico e suggestivo, pieno di piccoli abitanti che si danno da fare. E per loro gli steli e le erbe sono come gli alberi per noi quando, attraversando un bosco, guardiamo "in su" a cercare il cielo. Sarebbe questo un mondo da distruggere?

Guardate le nuvole che partono dal mare per distribuire sulla terra la benefica pioggia, eterne inservienti con l'annaffiatoio, che da miliardi di anni fanno sempre il medesimo servizio; guardate quella sorgente dove fate i vostri giochi che oltre a dissetarvi vi offre anche il divertimento: proviene da una falda freatica, ossia da un grande serbatoio d'acqua custodito nel ventre della montagna che stilla umilmente, quasi pudica tra le erbe, e si riunisce alla immensa madre per mezzo delle venature dei torrenti e dei fiumi. Così anche il sole, gli astri e la luna seguono sempre lo stesso ciclo ed ogni anno ritorna primavera. Abbiamo forse bisogno di essere noi quelli che manovrano il mondo? Siamo soltanto creature di Dio alle quali è concesso godere i beni terreni e ci illudiamo di sostituire con l'egoismo le regole immutabili della Natura senza pensare che al bilancio finale dobbiamo presentarci a rendere i conti con le mani vuote».

L'acqua ormai bolliva nella "caldiera” e la nonna, quasi dispiaciuta, dovette concludere: «E' quasi mezzogiorno e devo preparare il mangiare. Lo so di aver spinto il discorso un po' più avanti della vostra età ma sono sicura che qualcosa rimarrà nelle vostre testoline "parché se' nassude coi òci verte" (perché siete nati con gli occhi aperti)».

Restammo in silenzio e perduti in mille fantasticherie senza poter cogliere uno spunto da simile discorso. L'unica testimonianza rimasta era quella traccia lunga e bianca lasciata nel cielo dal passaggio dell'aereo: forse la nonna aveva avuto ragione a farsi il segno della croce e decidemmo che quel marchingegno sarebbe stato, in futuro, davvero una tragica arma. La sorella aggiunse confermando che la Natura fa sempre le medesime cose: bastava guardare il colore, sempre giallo, della polenta che la nonna stava scodellando sul tagliere.

Il bosco si stava impregnando di profumo che stuzzicava l'appetito, e noi, dimenticando i peccati dell'uomo per obbedire agli stimoli del corpo, facemmo circolo attorno al desco per saziare le nostre fameliche bocche.


Zattiere


L'erto colle
oscura l'orizzonte
e sogni il mare
pilotando i tronchi
per contorti fiumi
e fiorenti sponde
che allargano alla foce.
Ma dove attacchi il collo
ti sgomenta
il cerchio del Creato
che regge il cielo
senza le navate;
e spegne l'ansia
della lunga attesa
l'onda rabbiosa
contro la scogliera
che cerca invano
la libertà contesa.




PARTE SECONDA


Dal libro POESIA IN CADORE (1974, Tipografia Piave Belluno) di Fortunato Soravia




PRESENTAZIONE


La protesta contro la morte crudele sente di lacrime che si sciolgono sulle spoglie della compagna perduta, del povero piccolo stoico Stefano, sulla scatenata strage del Vajont.

E quando la sua lirica così moderna ed agile richiama i ritmi e le sincopi di una musica elettrizzante, Soravia avverte che il suo spirito ritorna «nel tempo in cui arde la resina acre per il canto soave dei pastori a bivacco alti sui colli...».

Poeta interamente e nobilmente poeta; poeta puro. Soravia ha il pregio di rimanere in questo supremo aspetto dell'arte la fulgida tradizione cadorina, quella di cui amerà come ogni mortale chiudere gli occhi:

 « ...restano ancora con noi
i benedetti padri
fatti di muschio e di linfa
terra di questa terra
terra del Cadore»

Pasqua 1974

                                    MARIO VITTORE DE LUCA




VIVERE PER TE

Un alito di vita
che ancora
mi appartenga;
i lunghi capelli
riposanti sulle spalle
poterli accarezzare,
rompere assieme
il pane
del desco vuoto

Vivere per te.

E nella quiete
dei tuoi occhi
trovare la quiete
dell'anima mia.



AUSTERITA' 1974

Mentre
la luce si attenua
e le ore
segnano il passo
nei nostri quadranti
da corsa,
ritornano i canti augurali
dell'Epifania
e scoppia il tizzone
riarso
sulla cenere spenta.

Un respiro
di tempo lontano
mi nevica in cuore,
quando l'acqua sapeva
di miele
e il profumo del fieno
stagnava
fra le povere cose.



NESSUNO MI CHIAMA

(a Katrina)

Io sono solo
ma nessuno mi chiama.
Perché guardo il cielo
le rughe dei monti
le nuvole basse
le verdi colline
la gemma che occhieggia
la foglia che vola
la neve che cade
il pallore che ha.
Perché guardo il fiume
che bagna di spuma
le selci e la spina.

Io sono solo
ma nessuno mi chiama;
e se io ti chiamo
nessuno risponde
nessuno conosce
nessuno lo sa.


LA MORTE

Forse
la morte
è proprio come pensi:
un dolce sopore
che può parer dormire
e tutto senti
ma nulla
vuoi più sentire.


A STEFANO

(a Stefano Sommacal)

Piccola anima
torni
fra le stelle
che spesso guardasti
con l'occhio curioso
del bimbo.
Ti accoglie
il giardino dei Cieli
ove nulla appassisce
e tutto fiorisce in silenzio
come il nostro
grandissimo amore.


A MIA MOGLIE

Io ti scrivo, amata,
in vena d'abbandono
mentre ancora
dalla morte sorpresa
hai per me
pausa di sonno.
E rinnovo parole d'amore
che pure ti dissi
ma svanirono presto
nel tema del nostro
quotidiano travaglio.
Lo so che m'intendi
anche se vaghi
col mutare del vento
oppure sei ferma
in una luce di stella.
Nella veglia d'attesa
non cerco domande
o risposte di vita
e di morte terrene
ma ragioni
a Giustizia che vigila
il moto dei cieli.
E ti tengo nel cuore
di quando
al primo vederti
mi chinai a baciar
le tue mani
ancora bambine.

IL VERDE
DELLA MIA VALLE

 

Come fluido
discende
dai pallidi monti
il verde della valle
a tuffarsi nei fiumi.
Qui fugge sui dossi e gli spiani
ora chiaro
ora scuro
si specchia nei laghi
poi rompe, lontano
in rigagnoli stinti
e muore
baciato dal cielo.


LE «CUBIE»1

Passa rombante il fendineve
Altro tempo mi segue
quando notti d'inverno
rompeva i miei sonni
innocenti
un intenso vociare
di uomini
incitante i cavalli
alle briglie.
Ballavano rosse lanterne
che luce giocava
coi fiocchi di neve;
strani rimbalzi
fra la nebbia fumante
delle «cubie» accaldate.
Poi tornato il silenzio
coglievo quei tratti
fugaci
e sognavo
dei bianchi cavalli
galoppanti felici
verso un sole
infuocato.


________


1 «Cubie» - Cavalli accoppiati per il tiro. (Dialetto cadorino)


IL PRATO A SOCCHIUSE

Socchiuse
oltre il ponte
ove un lembo di fiume
risacca nella forra,
ti rivedo
col rivolo d'acqua muschiosa
tra il verde disteso del prato.
M'inebrio di luce celeste
col cuore fanciullo
sui larici alti
assorto al tuo canto di merli.
Ansia di nidi nascosti
timore del ramarro smeraldino.
Al riparo nel vecchio fienile
non so
se gioia o tristezza
mi dava la pioggia
battente sul tetto,
ma l'asilo sicuro
era già una fiducia segreta
nel sole di poi.
Immagini care
raccolte nel cuore
che apro mature al tuo vento
in quest'ora a me fioca,
mentre luce d'Eterno nel seno
ti rinnova la vita.


IL BOSCAIOLO

Vibra
nei muscoli tesi
quel ritmico
battere il tronco,
colpo
dopo colpo,
scheggia
dopo scheggia.
Salda
nelle mani tozze
brilla la lama
che scende
e poi risale
finché lo schianto
fermerà il respiro.

Umile impresa
inorgoglisce il cuore
pago del vuoto
che intorno s'è creato.


IL VENTO DEL CAMOSCIO

Agile camoscio
alto, sulle greppe
il vento ti porta
il fumo di polvere nera,
i latrati dei cani
che straziano
sangue del tuo,
l'odore dell'uomo
che uccide.
Scuoti la pace del branco
e ritorna ai tuoi pascoli magri
di muschi e licheni
che sanno di neve:
il vento ti porta
ancora un giorno di pena. 

 

TOMBA DEL "Poeta Cadorino" FORTUNATO SORAVIA A VENAS 


 

INDICE DEI POST PER ARGOMENTO (E PER DATA DI PUBBLICAZIONE)

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