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mercoledì 15 marzo 2017

BORIS KLIOT, SOPRAVVISSUTO A QUATTRO CAMPI DI CONCENTRAMENTO, IMPRENDITORE DEGLI OCCHIALI IN AMERICA CON FORNITORI CADORINI




IL POST VIENE SOSTITUITO CON QUESTA INTERVISTA DA PARTE DELLO STORICO DEL CADORE E DELLE DOLOMITI E GIORNALISTA WALTER MUSIZZA APPARSA SUL MENSILE "IL CADORE" DEL MESE DI AGOSTO 2017



DEL POST ORIGINALE VENGONO MANTENUTI  ALTRE FOTO, I LINK E UN POSTSCRITTO.

L'UOMO CHE PORTO' NEGLI USA
GLI OCCHIALI CADORINI



Dieci anni fa moriva Boris Kliot, un grande imprenditore e filantropo di origine ebraica, nato in Lettonia e sopravvissuto a quattro campi di concentramento nazisti


Era il 15 giugno 2007 allorché sul The New York Times comparve l'avviso della morte di Boris Kliot. Il nome forse a molti non dirà nulla, ma chi s'occupa di occhialeria, o, meglio, di storia dell'occhialeria, dovrebbe conoscerlo bene e considerarlo addirittura un benemerito dell'economia cadorina. E chi meglio di Giancarlo Soravia Capoto, di Venas di Cadore, una lunga carriera nel settore dell'occhialeria, può spiegarci l'uomo e la sua storia?
Soravia, chi era Boris Kliot?
"Era un grande imprenditore, ma prima di tutto un grande uomo. Nato nel 1923 a Riga, in Lettonia, da famiglia ebrea, era sopravvissuto a quattro campi di concentramento prima di emigrare negli Stati Uniti dove fece fortuna. Nel 1952 fondò la Riviera Trading Company, una società che inizialmente vendeva ornamenti per capelli importati dalla Francia, ma che poi si evolse fino a diventare una delle prime aziende a proporre occhiali di moda al pubblico americano. Vendette l'azienda ad un gruppo di investimento nel 1996, continuando però a fare il consulente della stessa, in seguito divenuta una divisione di StyleMark, con sede in Florida".
Un grande manager dunque. Perché anche un grand'uomo?
"Kliot si dedicò sempre ad opere filantropiche".
Lei come lo conobbe?
"Era il 1963, io ero arrivato da poco alla Metalflex di Venas e Kliot fu uno dei primi importatori americani di occhiali dall'Italia. Tra i suoi più importanti fornitori c'era la Metalflex e successivamente la Luxottica".
Che tipo era?
"Di piccola statura, aveva occhi azzurri e modi gentili. Era poliglotta e parlava abbastanza bene anche l'italiano. Aveva un fisico atletico ed era stato campione di sci nautico, sport che praticava ancora quando aveva 40 anni. Era fiero di essere ebreo, una volta mi disse che mandava ogni anno aiuti a Israele per la somma di 100.000 dollari".
Come fu il suo rapporto con la Metalflex?
"Inizialmente egli trattava anche montature per occhiali, poi si dedicò agli occhiali da sole. Con la Metalflex il rapporto fu sempre buono, basato sulla reciproca stima. Non si incrinò nemmeno quando accadde un piccolo incidente, per così dire di percorso".
Cosa avvenne?
"Una volta la Metalflex gli mandò una partita di montature da vista in celluloide (pantografate). Per risparmiare sulla quantità di materiale impiegato, allora molto costoso, avevano tagliato le tavolette rettangolari di celluloide (da cui iniziava la lavorazione del frontale) più strette della misura finale. A queste tavolette venivano fresate le orbite, poi le stesse venivano allargate a caldo, e con dei coni appositi veniva data loro la forma finale. Ma ci fu un imprevisto: mentre in Italia la montatura, per poter applicare le lenti, veniva brevemente riscaldata ad aria calda, e ciò non provocava inconvenienti, negli Stati Uniti gli ottici, riscaldando la montatura in fornelli elettrici con un apposito vano pieno di sabbia, quando estraevano la stessa questa risultava rimpicciolita, ritornando alle dimensioni originali (più strette) della tavoletta. Questo provocò reazioni tra il comico e il tragico, e lo stesso Kliot rideva quando ricordava l'incidente".
Ha detto che Kliot fece affari poi anche con la Luxottica...
"Sì, ricordo che un giorno, verso il 1964/65, Vittorio Toscani, socio Metalflex e Luxottica, mi portò con sé a Belluno, dove presentò Boris Kliot a Leonardo Del Vecchio. Nel sentirne il nome, Kliot esclamò: "Lei giovane, non vecchio!" e tutti risero".
Abbiamo letto recentemente sul Corriere della Sera un'intervista di Ferruccio De Bortoli a Leonardo del Vecchio nella quale l'imprenditore raccontava come riscosse una trentina di milioni da un suo cliente recandosi personalmente da lui in auto a Cannes, attendendolo ai bordi di una piscina.
"Sì, era il 1969 e con tale importo Del Vecchio afferma che poté pagare le paghe agli operai, dopo che i soci cadorini gli avevano ritirato le garanzie. Sentendo citare Cannes, ho pensato subito a Boris Kliot che, quando era in Europa, faceva sempre base in un lussuoso hotel a Juan-les-Pins, sulla Costa Azzurra, proprio vicino a Cannes".
Se fosse davvero così, potremmo dire che Kliot contribuì al decollo della Luxottica e segnò l'inizio della crisi della Metalflex...
"Forse è esagerato parlare di crisi già allora, ma certo nella rottura dei rapporti tra Luxottica e Metalflex possiamo riconoscere un primo segnale di sconfitta per la Metalflex. Non fu certamente una cosa immediata perché la stessa ottenne negli anni '70/'80 grandi successi grazie alla scoperta di nuovi mercati, in virtù di nuove tecniche di vendita e soprattutto grazie all'accordo, innovativo per l'anno in cui avvenne (1978), con Elio Fiorucci. Ma c'è un proverbio in cadorino che dice "Scampa an ponto, scampa ẑento", ovvero "Cade un punto (a maglia), cadono cento".

Walter Musizza

Link del sito americano:
Boris Kliot con Susan Ryckman

Articolo dove si parla del Memoriale di Rumbula eretto a spese di Boris Kliot e foto dello stesso:
https://www.liveriga.com/en/1588-jewish-memorial-at-rumbula

Link dell'intervista di Ferruccio De Bortoli a Leonardo Del Vecchio apparsa sul Corriere della Sera il 13 marzo 2017:




P.S.

La parte dell'intervista a De Bortoli che riguarda i soci cadorini rappresenta solo il punto di vista di Del Vecchio nella vicenda, senza contradditorio.





15 marzo 2017 / 4 agosto 2017








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Gentili lettori ,    sono lieto di annunciare l’apertura del mio nuovo Blog intitolato:   “Raccolta Articoli di Giancarlo Soravia sulla Dife...