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lunedì 16 febbraio 2015

IGNAZIO GEI, PIONIERE DELLA VITICOLTURA E DELL'ENOLOGIA A MENDOZA (ARGENTINA)




[Articolo apparso su “Il Cadore” N. 9 – Settembre 1961, visionato presso la Biblioteca Storica Cadorina di Vigo] 

     Nell'illustrazione finora compiuta da questo mensile, di cadorini distintisi all'estero per intraprendenza, tenacia e successo professionale, ci è stato dato di incontrarci quasi esclusivamente in operatori dell'edilizia e della meccanica, cioè delle attività tradizionali del nostro paese. Raramente abbiamo conosciuto qualcuno che abbia raggiunto una distinta posizione in altri campi, e ciò va attribuito forse al basso livello culturale da noi fornito in passato agli emigranti.  

     Fra le poche eccezioni, mi è gradito ricordare oggi la bella figura di Ignazio Gei, avvalendomi delle notizie gentilmente fornitemi dal signor Antonio Baldovin, valoroso industriale di Godoy Cruz (Mendoza), grande amico degli emigrati di quella terra e buon collaboratore de «Il Cadore».

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     Ignazio Gei fa parte della schiera coraggiosa di pionieri che varcarono l'Atlantico negli ultimi decenni del secolo scorso, costretti dal bisogno e sensibili alle promesse dl prosperità che giungevano dall'America del Sud. Nato e cresciuto a Venas in Comune di Valle, appena compiuto il servizio militare nel corpo di Cavalleria emigrò In Argentina, dov'era stato preceduto da molti cadorini diretti soprattutto sulle Ande per lavori ferroviari.  
     
     Fisicamente robusto, dotato di mente sveglia e di molta fiducia in se stesso, si diede fino dal 1886 alla viticoltura. Per quale ispirazione una tale scelta che ha tanto poco di cadorino? Non lo sappiamo, nè risulta se egli avesse ricevuto in materia una qualche preparazione in patria. Si sa invece che il suo ingegno, favorito dalla generosità della terra argentina, ebbe presto ragione di ogni difficoltà e che i primi meritati frutti non tardarono a venire. E con i primi frutti i primi risparmi, e con essi il primo rudimentale impianto enologico. 

     Alle personali capacità e al favore della natura s'aggiunse anche la buona sorte e ben presto il nome di Ignazio Gei fu conosciuto nel mondo industriale argentino come quello di un valoroso iniziatore meritevole di stima e di molta riconoscenza per l'apporto dato all'economia della provincia di Mendoza.

     Ma la sua attività non fu contenuta soltanto in tali limiti, poiché in brevi anni guadagnò credito e lustro in tutta l'Argentina spingendosi anche negli Stati vicini con la partecipazione a diverse esposizioni. E in queste i suoi prodotti figurarono sempre con onore procurandogli soddisfazioni, distinzioni e buona copia di affari per la loro bontà e la genuinità. Tanto che i suoi meriti furono riconosciuti anche dal patrio Governo e S. M. il Re d'Italia lo insignì della Croce di Cavaliere del Lavoro.  

     A questo punto mi piace ripetere testualmente quanto ebbe a scrivere un giornale argentino:  

     « El cronista ha visitado los viñedos Gei, en Cruz de Piedra y declara haber encontrado algo maravilloso, extasiándose en la contemplación del verde paradisiaco que se ofrecía ante su vista. Cepas y parrales (rami e pergolati) exuberantes, cuajados (carichi) de hermosos (bei) racemos (grappoli) de uvas de los más diversos colores y tamaños (grandezze), sazonándose (maturantesi) bajo (sotto) los odorosos rayos de sol mendocino y matizando (e assorbendo) el paisaje...

     « Y todo esto es el resultado de la labor silenciosa, modesta, perseverante de don Ignacio Gei, en la que ha sido (nel quale é stato) acompañado con una eficacia y una actividad inteligente y previsora por la distinguida dama con la que contrajo enlace (con la quale contrasse matrimonio), formando un hogar (focolare)modelo, donde se ha rendido culto al santo amor al trabajo (lavoro), a la virtud y a la honoradez (probitá).

     « Habiéndose prestigiado tanto la marca de sus vinos, alcanzó (conseguí) altísimos diplomas de honor en Paris, en cuya Exposición Universal pudo destacarse... (poté distinguersi). Es así como el vino "Gei" se ha difundido por todo el pais, solicitado empeñosamente por el comercio y contándose sus clientes por centenares y por miles sus consumidores, sin haber recurrido jamas a la reclame...

     « El señor Ignazio Gei puede estar satisfecho de su obra, y a fe que lo está (e lo é infatti), pues sabe (dunque sa) que su vida no ha sido (non é stata) ésteril y que sus hijos (i suoi figli), hoy (oggi) sus eficaces colaboradores, recogerán un dia no sólo una cuantiosa herencia (copiosa ereditá) material, sino un más grande caudal de enseñanzas y virtudes edificantes y ejemplarizadoras ».

     Ai meriti professionali il cav. Ignazio Gei accoppiò notevoli benemerenze sociali. Egli infatti fu in ogni momento un vero fratello per tutti gli emigranti e specialmente per i conterranei, pronto a comprenderli e ad aiutarli. A lui si rivolgevano i nostri operai sicuri della miglior benevolenza come a consigliere e depositario delle loro preoccupazioni, delle gioie e delusioni. Io lo ricordo a Lozzo verso il 1910 in visita ai familiari degli emigrati di questi paesi, carico di oggetti e di denari che gli erano stati affidati dagli amici di Argentina: era in quell'incontro in una sala d'albergo un gran signore inviato dalla Provvidenza e la sua signorilità accresceva la preziosità dei doni. Io ho portato con me per molta parte dei miei anni l'orologio d'argento a doppia cassa marcato Longines ricevuto dalle sue mani per incarico di Marco Baldovin, il fondatore di un notissimo stabilimento meccanico a Godoy Cruz e quindi benemerito dell'economia «mendocina», e alla memoria dell'indimenticabile donatore ho fin da fanciullo associato quella del suo imponente messaggero.

    Se poi grande è sempre stata la generosità del cav. Ignazio Gei verso i conterranei, essa non fu minore verso tutti i connazionali durante la prima guerra mondiale, e c'è da pensare che la reale onorificenza gli fosse conferita anche per le molte prove di filantropia e patriottismo offerte in quel tempo.

   Mori a 86 anni, lasciando largo rimpianto ed ottimo esempio di vita illibata.

   La vedova, signora Susanna Gei, vive ancora, conta 87 anni e conserva una grande vitalità. I figli (quattro maschi e due femmine), tutti accompagnati, hanno una distinta posizione economica: il maggiore, Arturo, dirige l'amministrazione dei beni comuni.  

EZIO BALDOVIN 

[Ezio Baldovin (Lozzo, 1896 - Milano, 1989) Maestro elementare, storico e uomo politico locale. Fu direttore del "Il Cadore" dal 1958 al 1975]
     
[Ignazio Gei “de Sote” nacque a Venas il 19 novembre 1864 e morì a Mendoza nel 1949. Era figlio di Antonio (Venas, 1823-1888) e di Elisabetta Soravia “Capoto” (Venas, 1830-1909). Ignazio Gei fu amico fraterno di Giovanni Giol (Vigonovo del Friuli, 1866 - S.Polo di Piave, 1936), esperto viticoltore, e assieme iniziarono l'attività pionieristica a Mendoza verso la fine degli anni '80. Poi i due presero strade diverse, Giol si associò al luganese Giovanni Battista Gargantini (1891-1985), suo cognato, piantando nuovi vigneti in tutta la provincia mendocina, e il loro vino di marca “Toro” prevalse sul mercato. Nel 1915 Giol decise di tornare in Italia, dove acquistò vaste proprietà. - Notizie fornitemi dal pronipote di Ignazio Gei, Alberto Toscani di Venas (1940-2022) e integrate dal seguente documento PDF: 
 
Aggiungo la genealogia di Ignazio Gei, tratta dal sito di Roberto Piccioli:

NUOVO BLOG DI GIANCARLO SORAVIA

Gentili lettori ,    sono lieto di annunciare l’apertura del mio nuovo Blog intitolato:   “Raccolta Articoli di Giancarlo Soravia sulla Dife...