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domenica 17 settembre 2017

RICORDO DI ADAMO MARCHIONI DI VINIGO CHE IN UNA SOLITARIA OFFICINA SFORNITA DI MATERIALE E DI MEZZI ADEGUATI COSTRUÌ UN GRANDIOSO OROLOGIO DA TORRE




     Nel marzo di quest'anno (2017) il Signor Giovanni Battista (Tito) Belfi di Vodo di Cadore mi consegnò, assieme ad altri documenti, la fotocopia di una pagina di un Bollettino Parrocchiale del suo paese dell'anno 1940. In essa è riportato un articolo su Adamo Marchioni di Vinigo (Frazione di Vodo) ed il suo orologio, articolo che, risultando poco leggibile, ho digitalizzato e reso in modo da mantenerne al meglio possibile l'aspetto originale.
     Belfi mi aveva pregato di cercare qualche giornalista che potesse far pubblicare l'articolo su un giornale locale. Io mi attivai in questo senso ma finora non ho visto nessun risultato. Feci anche una ricerca sul singolare orologio costruito dal geniale meccanico Adamo Marchioni.

     L'articolo contiene un appello/omaggio a Vinigo, fatto dai Figli di Don Guanella, attuali proprietari della torre in cui fu costruito l'orologio, che si trova a Barza d'Ispra (Varese).

     È davvero incredibile come Adamo Marchioni, emigrato a Ispra dopo l'incendio della sua falegnameria di Peaio, sia stato capace, con pochi materiali e mezzi a sua disposizione di costruire un orologio così complesso ed ancora oggi perfettamente funzionante. 

Nuova che si leggerà con piacere anche a Vodo

Concittadino che si fa onore

   Da Barza di Ispra (Varese) ci giunge la gradita notizia che il Signor Adamo Marchioni, nostro concittadino, ha ivi costruito un orologio singolare e del tutto geniale. Si tratta di un orologio da torre che segna contemporaneamente, in nove quadranti, l'ora di Gerusalemme, Buenos Aires, Tokio, Greenwich, Nuova York, Manila, Sidney, S. Francisco e Roma. In altri tre quadranti poi segna il giorno e il mese dell'anno e il giorno della settimana. L'orologio, che è installato sulla torre del Noviziato dei Servi della Carità di Ispra, è messo in comunicazione con un concerto di sei campane che, ogni sei ore, eseguisce la patetica melodia de «L'Ave Maria di Lourdes»[1].
   L'inaugurazione dell'orologio è stata fatta addì 12 settembre 1940.
  Mentre ci congratuliamo vivamente col nostro bravissimo Adamo per tale invenzione, siamo lieti di presentare a tutti il seguente «Omaggio» che i figli di D. Guanella, residenti a Ispra, hanno inviato per l'occasione:

   "Dalle sponde del Lago Maggiore oggi, festa del S. Nome di Maria, giunga a Te, o piccola borgata del maestoso Cadore, l'eco di una festa, che per Te, o Vinigo, suona gloria e onore. Sulla torre del Noviziato dei Servi della Carità in Barza d'Ispra, sono stati coronati la tempra e il genio del tuo Adamo Marchioni che, pur da lontano, spesso corre col pensiero ai tuoi monti e alla tua Chiesa. Noi Figli di Don Luigi Guanella abbiamo esaltato, nella nostra possibilità, l'umiltà e l'ingegno d'uno dei tuoi più grandi cittadini, che all'ombra di un sacro recinto, vive una vita laboriosa e profondamente cristiana. Nella torre pulsa un complesso meccanismo che, con una perfezione matematica di moti e di battiti, segna contemporaneamente nove fusi orari, con tre altri quadranti, che segnano il mese, il giorno e il giorno della settimana.
   Gerusalemme, Buenos Aires, Tokio, Greenwich, Nuova York, Manila, Sidney, S. Francisco e Roma par che rivivino in quei quadranti la diuturna vita. Ma il vostro compaesano, o Vinighesi, divoto della Madonna, ogni sei ore ha voluto inviare alla Madonna del cielo tutto il suo affetto nel patetico suono dell'Ave Maria di Lourdes, mediante il suono di sei campane. Tutto è mosso da un movimento perfetto, che in dodici quadranti e in sei campane ci ha dato un'opera geniale e ammirabile.
Tutto ciò sappilo, o Vinigo, in una solitaria officina, sfornita di materiale e di mezzi adeguati. L'epigrafe che si leggeva sotto il grandioso orologio diceva:
L'armonia dei tuoi calcoli
il battito del tuo cuore
i sogni della tua mente
o Adamo Marchioni
ci dier l'ore
e con l'ore la nostalgia
di Dio
   Noi abbiamo sentito il dovere di farti sapere ciò, perché è giusto che tu non abbia ad ignorare le glorie e le virtù dei tuoi generosi figli!
   Vedi adunque, o Vinigo, come sono le vie della Provvidenza! I bagliori dello stabilimento di Adamo Marchioni a Peaio, di alcuni anni fa, in fiamme, sarebbero stati un giorno oscurati da una gloria più luminosa e perenne.
   Barza d'Ispra, 12 settembre 1940.
                                                                                     I Figli di Don Guanella".

   Se il buono e bravo meccanico Marchioni Adamo fosse stato compreso, favorito e sostenuto un po' di più, il suo orologio meraviglioso e geniale prima che a Barza d'Ispra, avrebbe dovuto comparire sul campanile delle due parrocchie del Comune. Ma purtroppo il mondo è fatto così.
   Nemo propheta in patria sua...


      La storia dell'orologio con note biografiche di Adamo Marchioni[2] era riportata da un  articolo del sito www.donguanellabarza.org (non più rintracciabile):

     Dallo stesso avevo tratto le prime tre foto seguenti:

















ADAMO MARCHIONI CONTORNATO DA BAMBINI A BARZA
(Foto gentilmente concessa dal pronipote di Adamo Sig. Giuseppe Dalle Vedove)

L'articolo suddetto (storia dell'orologio) adesso si trova in formato docplayer al seguente indirizzo:

https://docplayer.it/6231067-Storia-dell-orologio-della-casa-don-guanella-di-barza.html


NOTE

[1] Il concerto delle campane della Torre di Barza non è più quello originale. L'attuale si trova su YouTube a questo indirizzo:

https://www.youtube.com/watch?v=8J_L96-yp74

Il suono originale (Ave Maria di Lourdes) doveva essere simile a questo:

https://www.youtube.com/watch?v=6ZnjOMsND-I


[2] Riporto le note biografiche su Adamo Marchioni contenute nell'articolo citato (e integrate, tra parentesi quadre, con le note di Marco Moretta tratte dall'opuscolo "Par al mondo a laurà", Edizioni Bellunesi nel Mondo, pubblicato in occasione della omonima mostra del 2017 a Vodo di Cadore):

"Nacque a Vinigo di Vodo (Belluno) [il 16 aprile 1894], e frequentò la scuola fino alla terza elementare. Il resto lo imparò dalla vita. Alpino, combatté nella prima guerra mondiale, fu fatto prigioniero e internato nel campo di Mathausen, che diventò tristemente famoso nella seconda guerra mondiale.
Lì poté disporre di alcuni manuali che lo aiutarono a coltivare e ad approfondire la passione per la meccanica. Liberato e tornato al paese, si mise a lavorare in proprio: [Nel 1927, con materiali di recupero di arnesi bellici, costruì un orologio con 15 diversi quadranti con le indicazioni delle ore in diversi fusi orari e con quelle del giorno, della settimana, del mese, con le fasi della luna]. Impiantò, con un socio [Giorgio Da Col di Calalzo], una segheria che dotò di attrezzi adeguati per costruire mobili artistici. Si era felicemente avviato in una attività che gli dava grandi soddisfazioni quando, la vigilia di Natale del 1934, un furioso incendio mandò in fumo il suo laboratorio e vanificò le sue ambizioni. Il socio lo abbandonò e non trovò più la forza di ricominciare.
Scoraggiato, ma non disperato, trovò conforto e sostegno dai Guanelliani di Vellai di Feltre che lo accolsero fraternamente e lo indirizzarono, dopo alcuni mesi, alla Casa consorella di Barza di Ispra. Adamo cominciò la svolta che doveva essere definitiva, della sua vita: aprì una lunga parentesi di quarantatré anni di convivenza con i figli di Don Guanella. Con il loro aiuto organizzò un ambiente per il suo lavoro artigianale.
Lo attirò subito la torrazza di Barza. Pensò e manifestò un proposito: un bel orologio sarebbe stato bene lassù. Detto e fatto Adamo realizzò il grande quadrante centrale circondato da undici quadranti minori: quello centrale segna l'ora di Roma; gli altri, i minori, rispettivamente quella di Greenwich, Sidney, Buenos Aires, New York, San Francisco, Gerusalemme, Tokyo e Manila. E, come se ciò non bastasse, altri quadranti per indicare il giorno del mese il giorno della settimana e il mese.
Ma Adamo non era ancora soddisfatto. Con il suo ingegniaccio volle completare la torre con un concerto di sei campane. Mancava il bronzo e i Religiosi lo raccolsero pazientemente. Le sei campane furono issate sulla torre: dal 1940 squillano echeggiando il melodico carillon della Madonna di Lourdes, e da allora Adamo fu chiamato il «mago dell'orologio» o più semplicemente e significativamente il «mago di Barza». Un appellativo di cui mai si vantò. Continuò, modesto e schivo, a lavorare il ferro, il legno, a ricostruire vecchi orologi e pendole che teneva appese alle pareti del suo nascosto laboratorio. [Visse poi sempre in questa località, .....fino alla morte, giunta il 13 gennaio 1981].
Ma, a parte le piccole e tante «diavolerie» che solo lui sapeva inventare, Adamo ha lasciato un quadernetto che rispecchia il suo delicato sentire e contiene massime di vita. Ne citiamo due per tutte: «La carità è pensare agli altri», e «l'umiltà è accettare il proprio posto»."




Venas, 17 settembre 2017 (aggiornato il 18/7/2021)



Giancarlo Soravia



P.S.

1) All'inizio di questo video di YouTube si vede brevemente l'orologio di Adamo Marchioni ed il suo meccanismo, che corrisponde esattamente a quello della foto sopra riportata:

https://www.youtube.com/watch?v=_BYqdhpmLoI

2) Su Adamo Marchioni, dopo il presente Post, sono apparsi sulla stampa locale due articoli, il primo su “L’AMICO DEL POPOLO” N. 38 del 28/9/2017 a firma Michele Moretta, il secondo su “IL CADORE” N. 1 del gennaio 2018 a firma Vittore Doro.
L’articolo di Michele Moretta cita Marilena Marchioni e Tiziana Pivirotto, che scrissero di Adamo nel libro “VINIGO NEL ‘900” edito nel 2002, libro che mi è sconosciuto.
Pubblico i due articoli ringraziando Vittore Doro per avermi citato come “scopritore” dell’opera di Adamo Marchioni, cosa evidentemente non esatta.





venerdì 15 settembre 2017

IL CADORE NELL'ALBERO GENEALOGICO DI ROBERTO PICCIOLI IN UN ARTICOLO DI WALTER MUSIZZA




Sull' Amico del Popolo del 14 settembre 2017 - N. 36, nella rubrica CULTURA & SPETTACOLI lo scrittore e giornalista Walter Musizza ha pubblicato il seguente articolo/intervista a Roberto Piccioli, curatore del monumentale sito degli alberi genealogici di Valle, Venas, Cibiana, Nebbiù, Tai, Pozzale, Sottocastello e Pieve di Cadore. Poi anche Calalzo e Vodo. Tale sito rappresenta una fonte preziosa non solo per i cadorini ma anche per gli studiosi e per gli appassionati di storia cadorina.



STORIA

L'albero genealogico del Cadore

Il sito di Roberto Piccioli fornisce notizie sulla vita di oltre 111mila persone

    Un lavoro imponente, divenuto col passare del tempo un vero e proprio albero genealogico, dapprima limitato a due paesi abbastanza lontani tra loro, ovvero Valle di Cadore e Mondolfo, in provincia di Pesaro e Urbino, poi allargatosi ad altri paesi vicini. Per alcuni di questi l'opera si è già conclusa, per altri l'autore sta lavorando ancora, come Venas, Nebbiù, Tai, Pozzale, Sottocastello e la stessa Pieve in Cadore, San Costanzo e Stacciola nelle Marche. Basti pensare che siffatto studio conta oggi oltre 111mila persone, tutte legate tra loro, il che lo rende probabilmente l'albero genealogico più grande del mondo. Tra tutti questi «parenti» ci sono tantissime persone comuni ma anche un papa, cardinali, diversi vescovi e pure ladri e assassini, cui è stata negata la sepoltura in terra consacrata. Oggi ogni abitante dei luoghi suddetti può trovare i propri antenati, verificare se la propria famiglia è originaria del luogo, stabilire i legami di parentela con le altre famiglie del proprio paese. E per di più tutto consultabile gratuitamente sul sito http://www.piccioli.com/genealogia/, in cui la navigazione è tanto facile quanto appassionante. Il merito di quest'autentica impresa al servizio del passato e del presente di importanti comunità, è di Roberto Piccioli, di origine marchigiana. Nato nel 1945 a Fano, dove è stato apprezzato medico diabetologo, da anni in pensione, ha sposato nel 1970 Marzia Agnoli, nata da Lino Agnoli (1897-1968), medico condotto di Valle. Ha tre figli, Federico, Massimiliano e Rodolfo, e due nipoti. Per questo lavoro di ricerca ha ricevuto a Mondolfo nel 2006 il Premio Archeoclub d'Italia, e a San Costanzo nel 2016 la «Benemerenza Civica». Lo abbiamo intervistato pochi giorni fa.
    -Dottor Piccioli, forse qualcuno resta sorpreso di questa sua passione per la storia e soprattutto di un legame così forte con il Cadore...
    Tra medicina e storia i rapporti sono sempre stretti, poiché per entrambe valgono criteri di scientificità o almeno di probabilità. Una passione la mia che coniuga l'indagine sull'uomo come essere vivente e come essere sociale e che ho ereditato probabilmente da mio padre, medico anche lui, e da mio nonno, che è stato Questore di Milano. Il legame con il Cadore si spiega facilmente: ho sposato 47 anni fa una splendida cadorina e quindi i miei figli hanno per metà sangue cadorino.
    -E Mondolfo come entra in questa ricerca?
    Mondolfo è il punto di partenza di tutta la ricerca in quanto paese natale dei miei quattro nonni.
    -Davanti a un sito così ricco, si stenta a credere che sia il merito di una sola persona...
    In effetti il lavoro di ricerca è tutto esclusivamente mio ed è frutto di oltre 30 anni di passione, ma è stato passibile grazie alla disponibilità di molte persone, soprattutto parroci, che mi hanno permesso di consultare i loro archivi. Sento il dovere di ringraziarli tutti e ne cito soltanto due: l'allora parroco di Mondolfo don Mauro Baldetti e l'allora parroco di Valle di Cadore don Virginio De Martin. Un ringraziamento va poi agli impiegati dello Stato Civile di vari Comuni e anche a mio figlio Massimiliano, che, con perizia e pazienza esemplari, ha curato tutta la parte informatica. 
 
    -Immaginiamo che non saranno mancati problemi in un lavoro così complesso.
    In questa lunga ricerca, iniziata nel 1984, ho alternato momenti di entusiasmo ad altri di sconforto, a seconda delle difficoltà incontrate nella spesso difficilissima ricostruzione del filo genealogico, ma non è mai venuta meno la passione. Leggendo gli atti di battesimo, di matrimonio o di morte di tante persone, spesso di secoli fa, mi ha colto una sorta di strana commozione, quasi fossi non solo contemporaneo di questi antenati, ma addirittura compartecipe dei loro sentimenti.
    -Ha avuto problemi nella collazione e interpretazione delle fonti?
    Certamente! Occorre considerare che i libri da consultare partono dalla seconda metà del '500, molti sono scritti in latino, la grafia dei parroci è talvolta quasi illeggibile. Spesso il tempo, l'umidità, la noncuranza hanno deteriorato le pagine rendendo la lettura un'impresa veramente ardua, senza considerare che gli stessi cognomi sono cambiati nei secoli: per fare esempi cadorini, Giacchetti era Iacheto, Agnoli era D'Agnol e così via.
    -La navigazione all'interno del sito è alla portata di tutti?
    Muoversi tra i vari links è facile: basta scrivere nome e cognome della persona che si cerca nella fmestrina presente in ogni pagina e cliccare sulla freccetta. Oppure andando, per esempio, su Lista Famiglie, si può accedere all'ordine alfabetico e reperire i nomi del marito e della moglie di tutti i matrimoni celebrati, nonché dei figli nati, con i loro dati anagrafici e talvolta con le foto stesse dei loro volti, o della chiesa in cui fu celebrato il matrimonio. Si può consultare inoltre una tabella dei discendenti, una scala temporale, un grafico delle relazioni, un grafico degli antenati, una lista delle persone e una gerarchia dei luoghi. C'è già chi si sta appropriando delle mie ricerche.
    -Abbiamo notato che è stata molto apprezzata soprattutto una lista degli anniversari.
    Sì, ha avuto già più di 150mila visitatori e permette di scegliere un giorno, un mese o un anno e ritrovare i nomi e le generalità delle persone che in quella data sono nate e morte o si sono sposate.
    -Un esempio?
    Cliccando su 23 dicembre apprendiamo che in tale data a Valle è nata una Domenica Agnoli nel 1723 e una Maria Francesca Agnoli nel 1798, oppure che Antonio Da Corte ha sposato Orsola Del Favero nel 1697 o Livio Natale Da Vià D'Olivo ha sposato Antonia Felicita Chiamulera nel 1907.
    -Una collaborazione per eventuali correzioni o integrazioni può venire dagli stessi utenti?
    È quello che spero e chiedo. Chi trovasse errori od avesse date o dati da aggiungere, è pregato di segnalarli al mio indirizzo e-mail roberto@piccioli.com
    -Nella Home del sito Lei dedica questo lavoro alla memoria dei suoi genitori e dei suoi nonni.
    Sì, certamente, ma anche a tutti coloro che ci hanno preceduto e dai quali abbiamo ereditato non solo la calvizie o il colore degli occhi, ma tutto quel mosaico genetico che rende ognuno di noi, nel bene e nel male, un essere unico e irripetibile. Si pensi che solo all'interno della mia famiglia sono riuscito a risalire alle generalità dei miei 4 nonni e di 8 bisnonni, ma anche di 16 trisavoli, 32 quadrisavoli, 64 quintisavoli e 128 sestisavoli, e via dicendo, il che significa che ognuno di noi, solo nelle ultime 7 generazioni, si porta dentro i geni, mischiati dalla sorte, di oltre 500 persone.

Walter Musizza


P.S.

Ripeto il link del sito di Roberto Piccioli:

http://www.piccioli.com/genealogia/

e quello della sua casella e-mail:

roberto@piccioli.com



SCHERMATA DEL SITO “GENEALOGIA” DI ROBERTO PICCIOLI:





INDICE DEI POST PER ARGOMENTO (E PER DATA DI PUBBLICAZIONE)

STORIE VARIE A VENAS E IN CADORE GLI ORSI DA ABBATTERE NEL 1816 A VENAS DI CADORE https://gcarlosoravia.blogspot.com/2023/04/gli-orsi-da...